Con questa prima intervista inauguriamo sul blog una sezione dedicata alle vite vere, alle storie di moltissime mamme expat sparse per il mondo: MAMAS AROUND THE WORLD. Insieme a loro viaggeremo per il globo, conosceremo le loro storie, cosa le ha portate lontane da casa, scopriremo attraverso i loro racconti quali sono le sfide e le difficoltà che hanno incontrato nel Paese che le ospita e conosceremo più da vicino città e culture che ci affascinano o ci incuriosiscono.
Alcune di loro le ho conosciute virtualmente tramite Instagram, altre sono le preziose amiche e collaboratrici del Team Not Only Mama e altre ancora sono le amiche conosciute da quando mi sono trasferita in Inghilterra.
Come Cristina, la mia prima ospite, una delle più care amiche che ho qui a Londra e che come nella migliore tradizione ho conosciuto un pomeriggio al parco più di un anno fa, complice il fatto che avessimo i figli della stessa età e che ora sono compagni nello stesso asilo.
Cristina, che è psicoterapeuta, pratica a Londra, nel quartiere di Ealing, questo è il suo sito e potete trovarla anche su facebook.
Cristina, raccontaci un po’ di te.
Innanzitutto grazie Francesca per avermi dato l’opportunità di raccontarmi!
Dunque, ho 34 anni e sono nata e cresciuta a Rho in provincia di Milano. Da circa due anni vivo a Londra. Sono sposata con Matteo e mamma di un favoloso duenne di nome Giacomo.
La mia città è stata il mio mondo per molta parte della mia vita. Poi l’università a Milano, l’ampliarsi delle relazioni importanti, e l’iniziale consapevolezza che forse il desiderio di diventare psicologa prima e psicoterapeuta poi era veramente realizzabile. Nel tempo sono arrivate le prime esperienze lavorative in un Consultorio.
Il tutto con un temperamento che è sempre stato dominato da infinita curiosità e altrettanta paura per tutto ciò che era nuovo, due anime a volte difficili da conciliare, ma forse è questo il bello. Nonostante qualche momento di sconforto, la tenacia non mi è mai mancata.
Parlaci del tuo lavoro: cosa fai, qual è il tuo approccio.
Sono una psicoterapeuta ad orientamento psicoanalitico relazionale. Attualmente lavoro in studio privato e ricevo vicino a Ealing Broadway. Per il momento sto lavorando con persone italiane, ma non escludo di aprirmi alla possibilità di lavorare in inglese se si presentasse l’occasione.
Provo a spiegare il mio lavoro in poche parole. Sto con le persone che mi chiedono un aiuto perché vivono un malessere o un sintomo difficile da sostenere e attraverso con loro quei nodi così faticosi. Dalla mia ho la conoscenza teorica, la competenza tecnica e l’esperienza professionale che fanno si che quei quarantacinque minuti di parole e silenzi acquisiscano un senso preciso. Il paziente dal canto suo ci mette la parte più importante, quella che chiamerei la competenza di sé: è lui, o lei, che si conosce al meglio, che sa quello che sta vivendo, e che per l’appunto sente quella grande fatica. Da lì si parte, nel tentativo di avvicinarsi a quel malessere e quindi a se stessi con uno sguardo diverso, nuovo, con benevolenza e onestà. Pian piano, se tutto procede, le consapevolezze aumentano, e inizia ad affacciarsi un nuovo modo di pensarsi nello star bene.
È un lavoro incredibile e che mi richiede una messa in discussione continua, ma ne vale la pena.
Perché Londra e da quanto tempo sei qui? Come è stato l’impatto con questa città, come ti ha accolto?
La vigilia di Natale del 2014, mentre stavamo andando fuori a pranzo – io incinta – Matteo riceve una mail, si ferma e mi dice “Cri mi han preso”: aveva avuto una posizione da Lecturer in un’importante università di Londra. Ed eccoci qui, dal primo settembre 2015 in via ufficiale.
Il tutto dopo infinite discussioni e tentativi di mettere insieme due personalità abbastanza decise e determinate nonostante le apparenze remissive. La condivisione è stata essenziale. Io partivo resistentissima per tanti motivi, ma si è in due, e se l’altro ti ha in mente un passo verso di lui lo puoi fare.
Londra mi ha accolto con la sua grandezza. Tanti stimoli, tanto caos, tante luci, tante persone, tanto tutto. Io poi ero mamma da tre mesi, con tutto quello che comportava. L’inizio è stato un po’ disorientante, testa e cuore erano un po’ più in Italia che qui. Le cose sono cambiate quando abbiamo scelto di stare a Ealing, dove forse ho potuto conciliare la dimensione della cittadina con la grande città a venti minuti di metro. E finalmente ho iniziato a concedermi di poterne apprezzare anche il bello.
Essere una mamma expat per te.
Essere una mamma expat per me significa fatica e soddisfazione.
Fatica perché ti mancano i legami di una vita e sai che tu manchi a loro. Perché il carico da gestire è grande sia fisicamente che emotivamente. Perché la famiglia di origine sta a distanza di aereo e per quanto i trasporti siano veloci e le videochiamate una grande risorsa, sai che se hai una necessità o un desiderio ci sei tu a doverli gestire; e così anche viceversa, devi riconoscere e accettare di non essere lì.
La fatica è stata nel mio caso la prima a venire a galla.
Salvo poi scoprire con il tempo che io c’ero, e che io per prima avrei potuto essere un riferimento per me stessa. È comparso in me uno sguardo nuovo e curioso, l’intuizione che in piedi sulle mie gambe potevo star bene.
Sono stata in grado di appoggiarmi con più serenità a Matteo, che c’è sempre stato, ma rischiava di diventare il pungiball delle mie frustrazioni. Ed eravamo già in due, tre con Giacomo: la nostra famiglia.
Poi il mio piccolo cosmo si è allargato: le altre mamme, alcune delle quali presto amiche. Ho riscoperto il valore della condivisione e dell’aiutarsi a vicenda; tutto gratis. Se vivi dove sei nato, prima di chiedere aiuto ad un’altra mamma o a una tua amica chiedi alla tua di mamma, a tua sorella, alla nonna e via con l’elenco (almeno io ho sempre felicemente fatto così). Ma quando questo manca e i tuoi bisogni chiedono di essere ascoltati ti muovi naturalmente verso chi senti vicino; e hai tanta voglia di ricambiare. Ecco che si creano i legami.
Londra: pro e contro
Tra i pro il rispetto per le diversità, gli infiniti stimoli, la sensazione di poter fare cose diverse ogni weekend, e l’attenzione per le regole del vivere sociale.
Nei contro la paura che questa rigidità brit su cui la brexit fa tanto leva si trasformi in un graduale e strisciante crescere di quel senso di intolleranza che fuori Londra già c’è. Ma anche la tendenza a fare della forma la sostanza, perciò le procedure, quella politeness che non ti fa capire mai fino in fondo se il sottotesto di quel “yes of course”, sia un si o un ‘sognatelo bella’.
Cosa ti manca di più dell’Italia
La mia nipotina. Ha cinque anni e uno sguardo parlante che adoro. Da che è nata fino ai suoi tre anni ha abitato abbastanza la mia quotidianità. Mi ha insegnato tante cose, è una personcina preziosa. Con Giacomo sono bellissimi ed è una gioia vederli ridere, giocare e bisticciare. La distanza geografica ci sta insegnando tante cose, compreso quel famoso ‘esserci nel cuore’ che ripeto tanto a Giacomo. Però sappiamo bene che implica una rinuncia.
E la maionese. Quella della Calvé intendo. Ok ci sono amazon, nifeislife e altre mille possibilità. Ma nel frigo manca come costante da spalmare sul pane! Anche quella ovviamente profuma della mia storia.
In Inghilterra il sistema prescolastico è molto caro, per questo motivo moltissime sono le mamme che lavorano part-time o non lavorano proprio per prendersi cura della famiglia. Voi come vi siete organizzati. Cosa ne pensi del modello inglese?
Da quando Giacomo ha compiuto un anno, fatti due conti economici, abbiamo scelto di mandarlo alla nursery tre mattine a settimana. Io volevo rilanciarmi professionalmente in Uk e avevo bisogno di tempo fisico e mentale. In più siamo sempre stati grandi fan dell’asilo, per tutte le opportunità relazionali e di sperimentazione che offre; qui ovviamente anche con un’attenzione all’imparare la lingua. Siamo molto contenti della nostra scelta.
Sul sistema inglese non ho ancora un’idea chiara, mi rimangono alcune perplessità. Non amo la competitività che da subito mettono nei bambini. Noi siamo più da collaborazione e aiuto, e continueremo a trasmettere questi valori a nostro figlio, convinti che la scuola possa far bene il suo pezzo se a casa si fa il proprio.
Mi pare tutto tanto incentrato sulle valutazioni, ma sto imparando a conoscere la cultura che mi ospita e a rispettarla. Di fondo devo dire però che, di mio, io mi affido abbastanza agli enti che scelgo, mettendo un po’ nel conto che il paese ideale non esiste.
Cosa ti senti di consigliare a una mamma che sta pensando di trasferirsi a Londra?
Di darsi del tempo, come per tutti i grandi cambiamenti.
Di essere il più possibile onesta con sé stessa rispetto a ciò che prova, e di conseguenza di esserlo con il proprio compagno o compagna, perché spostarsi in famiglia richiede gioco di squadra.
Ma anche di avere fiducia nel fatto che dopo le montagne russe iniziali (io personalmente ho provato sia momenti di sconforto sia adrenaline da novità), l’equilibrio arriva e i tasselli pian piano si sistemano.
Grazie Cristina per questo racconto, mi emoziona sempre leggere queste storie e a voi?
TROVERETE LA PROSSIMA INTERVISTA L’11 DICEMBRE E QUESTA VOLTA ANDREMO IN…SVEZIA!
10 commenti
Mi riconosco pienamente io Mirta mamma emigrata in Germania
Ciao Mirta! Piacere di conoserti!
Incredibile. Sono psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico, ho 34 anni e un bambino di 2. Vivo in Germania. Forse Cristina ed io dovremmo conoscerci! Mi ritrovo in molte cose da lei raccontate, non in tutte: Germania e Inghilterra sono molto diverse.
Ciao Valentina, in effetti non poche cose in comune direi…:) la Germania l’ho visitata più volte e ho lavorato parecchi anni con i tedeschi ma non ci ho mai vissuto e non saprei, ma da quello che immagino le vedo anche io molto diverse! Come ti trovi in generale lì?
Ciao Valentina!
Sono Cristina, davvero quanti punti in comune, volentieri mettiamoci in contatto. Hai fb?
Che bell’intervista!
Immagino non sia per niente semplice trasferirsi quando i figli sono già “in the picture “.
Per me è stato più semplice, poi mio marito già viveva lì!
Hai ragione Wanda, per fortuna il trasferimento non ha sradicato le vite dei nostri figli, ma forse un giorno succederà… Un abbraccio!
Bellissima intervista e ottimi contenuti rassicuranti pregni di serenità e tanta voglia di crescita sia familiare che individuale. Brave tutte e due.
Ciao Cristina
Mi e’ piaciuto tantissimo leggere la tua storia
Conosco tua sorella & vivevo ad ealing pure io ( ancora ci lavoro)
Ho 2 bimbi ed adesso sono ad Hillingdon
Magari un caffe un giorno ?
Ciao
Ciao Rachele! Riferirò a Cristina il tuo messaggio! Buona notte!