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Come si vive in Svezia: Wanda, una mamma italiana al Polo Nord

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Un Erasmus in Danimarca avrebbe deciso il suo futuro. Da Copenaghen, dove incontrò l’uomo della sua vita, a Malmö dove oggi vive con la sua famiglia. Questo mese, per la rubrica Mamas around the world, incontriamo Wanda, una mamma italiana al Polo Nord, che ci racconta come si vive in Svezia.

 

Wanda, raccontaci un po’ di te

Grazie Francesca per avermi ospitata sul tuo blog ma… davvero vi interessa? Allora inizio.

Sono Wanda, alla vigilia dei fatidici **anta, con tanti sogni realizzati, altri ancora in attesa, altri persi per strada.

Sono una cuneese (ma senza rum) che si è sempre trovata in un paio di scarpe troppo strette per camminare, tantomeno per correre. Insomma, la vita da paesino non era proprio per me, così ho sfruttato ogni occasione per realizzare i miei sogni altrove. Il mio motto è: quando ti svegli al mattino hai due scelte, tornare a dormire e sognare o alzarsi e inseguire quei sogni. Io ho sempre optato per la seconda alternativa e devo dire che sono (quasi sempre) stata ripagata.

Di me si dice che sono una gran testona, io lo prendo come complimento perché è grazie alla mia testardaggine che sono andata così lontano, e non parlo solo logisticamente. Quando ero al liceo sono stata vittima di bullismo, tutti mi caricavano di belle parole (che non sto a ripetere) ma quello che faceva più male è quando dicevano che ero stupida. Se li avessi ascoltati? Forse oggi non sarei qui, con le mie tre lauree in tasca. Ovvio son solo pezzi di carta per molti, per me sono la prova che loro avevano torto e io ragione.

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Perché Malmö e da quanto tempo vivi in Svezia? Come è stato l’impatto con questa città, come ti ha accolto?

Perché Malmö? Inizio con dire perché Svezia. Son qui perché durante l’Erasmus in Danimarca, un tizio svedese mi ha abbordata con un sonetto di Shakespeare e io ci son cascata come “una pera cotta” (così si dice dalle mie parti). La storia la potete trovare sul mio blog, il risultato è che il tizio svedese è diventato mio marito (nel 2005) e così son finita al nord, a Uppsala per la precisione. Due anni dopo mio marito ha avuto una posizione migliore all’interno della sua organizzazione e siamo finiti a Malmö.

L’incontro con questa città è avvenuto ancora prima di incontrare mio marito, quando neanche immaginavo che sarei finita in Svezia. Devi sapere che Malmö è collegata a Copenhagen da un ponte. Quel ponte l’ho attraversato una volta quando ero studente Erasmus in Danimarca. Era una calda giornata estiva ed ero venuta a Malmö per il Malmöfestival. Ho camminato nella via pedonale e ascoltato musica in una piazza, mi ricordo che la prima impressione è stata positiva.

Malmö è per me casa, una città con pregi e difetti ma che mi ha dato e continua a darmi tanto. Malmö è la città che non vorrei mai lasciare e che mi manca quando sono in Italia.

 

Cosa significa essere una mamma expat per te

Non so esattamente quale valore dare a questa parola. Si sono expat perché vivo in un paese che non mi ha dato i natali ma sono pure cittadina svedese. Non son finita qui con un marito italiano per motivi di lavoro, ho un marito svedese e quindi ho un contatto più diretto con la cultura del paese che mi ospita. Inoltre i miei figli sono nati qui, sono metà italiani e metà svedesi ma probabilmente cresceranno più come svedesi che come italiani.

Insomma, credo di essere un’expat ma di non sentirmi tale. Qui mi sento a casa mentre in Italia mi sento in vacanza.

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Svezia: pro e contro

Pro: paese con una mentalità più aperta e per certi aspetti lontano anni luce dall’Italia. Più integrazione e rispetto per le diversità. Maternità e servizi per genitori e bambini. Quello che più mi piace è la riservatezza; in Italia, qualsiasi cosa facessi, c’era sempre qualcuno che si sentiva in dovere di dirmi la sua, da essere critiche o consigli dovevano aprire bocca senza neanche chiedersi se a me andasse di sentire le loro voci. Qui ognuno va per la propria strada.

Contro: quanto scritto sopra. La riservatezza fa di loro una fortezza inespugnabile. Difficile incontrare qualcuno, ad esempio alla fermata dell’autobus, che ti dica “che bella giornata oggi” senza conoscerti. All’inizio è difficile socializzare ma poi, due o tre birre dopo, il clima si scioglie e si possono stringere amicizie vere.

 

Cosa ti manca di più dell’Italia

Niente! Dai scherzo, quasi niente. Forse una cosa: il sole, è che vorrei avere l’estate un po’ più lunga e con una decina di gradi in più. Non posso dire di aver lasciato una famiglia in Italia, la famiglia è quella che mi son creata io qui e quella di mio marito. Ho amici veri qui che non si sono mai tirati indietro quando ho avuto bisogno. Comunque ho amiche care in Italia che vorrei incontrare più spesso di una volta l’anno.

 

La presenza di donne nel mondo del lavoro in Svezia è elevata, pari al 78% contro la media degli altri Stati membri dell’UE (che è del 57,3%) e mi ha sorpreso sapere che quasi la metà della forza lavoro è di sesso femminile (fonte UE). Qual è il motivo per cui secondo te in Svezia le donne riescono a conciliare famiglia con la carriera? Quali sono le politiche di sostegno alle famiglie e alle donne?

Non sono sorpresa che la percentuale delle donne nel mondo del lavoro è così alta. A dir la verità pensavo fosse più alta ancora. Non ho ancora incontrato una donna che dica che vuole stare a casa a fare la casalinga/mamma. Qui se non lavori non avrai una pensione da vecchio quindi la gente si fa due conti in tasca prima di decidere di stare a casa. Ma poi perché si dovrebbe stare a casa? Comunque, le donne hanno la possibilità di lavorare perché il sistema lo permette; le donne hanno diritto ad un anno di maternità pagata, dopodiché il bambino viene ammesso all’asilo ed ha diritto a rimanerci tante ore quante sono necessarie ai genitori per recarsi al posto di lavoro e per tornare a casa. L’asilo costa meno di 200€ mensili e sono inclusi tutti i pasti.

 

Tu hai partorito in Svezia, come è stata la tua esperienza con il sistema sanitario svedese? Come l’Inghilterra anche in Svezia non si paga assolutamente nulla vero?

Si ho partorito in Svezia. Due cesari, uno d’urgenza e l’altro pianificato (non vado nei dettagli). Ho avuto tante complicazioni durante il primo parto e sono stata seguita da medici bravissimi. A differenza di tanti altri che si lamentano della qualità del sistema sanitario, io posso solo confermare l’efficenza del sistema. In Svezia la donna incinta non paga nessuna visita di controllo, altrimenti ogni visita costa dai 20 ai 40 €. Il parto è anche quello gratuito, si paga solo 10€ per ogni notte passata all’ospedale (e sono inclusi i pasti). Bisogna poi aggiungere che se si supera una spesa di circa 200€ per costi sanitari, poi per un anno intero si è esenti da pagamento.

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Cosa ti senti di consigliare a una mamma che sta pensando di trasferirsi in Svezia?

Se la mamma pensa di trasferirsi in Svezia per cercare lavoro, le direi di starsene in Italia. Brutto da dire ma spesso arrivano qui italiani che pensano di trovare lavoro perché qualcuno ha detto che è semplice. Poi finiscono per fare i lavapiatti in qualche pizzeria, cosa che avrebbero potuto fare al proprio paese. Se non si ha un contratto di lavoro in mano non si può avere il Personnummer (tipo codice fiscale) e senza quello non si può aprire un conto in banca, studiare gratuitamente la lingua, affittare casa, trovare lavoro… insomma ci si trova in un vicolo cieco. Se si viene con un contratto di lavoro in mano è un altro discorso. In questo caso consiglierei di non arrivare con troppe aspettative e pensare di essere finiti nel paese dei balocchi perché la Svezia non lo è. Non esiste un paese perfetto, ci sono cose che funzionano meglio che in Italia, altre un po’ meno.

 

C’è qualcosa che non ti ho chiesto e che vorresti dirci

Non saprei…ah si. Aggiungerei (riguardo la domanda precedente) che gli italiani dovrebbero smetterla di lamentarsi quando espatriano. È normale essere in una fase in cui si fa confronti tra i due paesi, ma, aspettarsi che certe cose (in particolare la cucina) siano uguali all’Italia è un po’ ridicolo. Paese che vai usanze che trovi! Ho sentito italiani dire ai camerieri di ristoranti come dovessero cuocere la pasta o fare il pesce (ridicolo no?).  Accettate che qui non si cucina come a casa vostra, punto.

 

Grazie per avermi letta, se non vi siete addormentati a metà strada.

 

Trovate Wanda anche su Instagram e questo è il suo blog.

 

A gennaio andremo a trovare una mamma in Francia… Stay tuned!

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4 commenti

Mariagiulia D'Altocolle Dicembre 11, 2017 - 15:41

Wanda sempre molto schietta e forte… Ci piace!! Brave entrambe, ragazze :-*

Rispondi
mumwhatelse Dicembre 11, 2017 - 18:08

Si vero? Diretta senza fronzoli e ci piace per questo!

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Lucy the Wombat Ottobre 26, 2018 - 09:58

Bella questa intervista! Adoro leggere le storie di altre donne expat come me, chi per un motivo chi per un altro, chi al polo Nord e chi al polo Sud, ma tante dinamiche sono simili… adattamento e integrazione e le riflessioni che ne seguono. La sofferenza nel vedere le proprie amiche in patria solo una volta all’anno, e magari di corsa…
Credo che il marito svedese faccia di Wanda una persona fortunata relativamente a tutti quegli aspetti che, senza rapporti stretti con un local, uno si può scordare di conoscere, almeno in tempi brevi. Chissà che carini i bambini… Dev’essere bellissimo essere mezzo italiano e mezzo svedese!

Rispondi
mumwhatelse Ottobre 26, 2018 - 10:27

Si hai centrato in pieno quello che secondo me è l’opportunità vera di integrarsi quando non si sceglie un connazionale. Wanda poi, adora vivere lì, la conosco e non rimpiange l’Italia. E i bimbi, spero di conoscerli presto!!

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